Quest’anno il Salone del Mobile è arrivato troppo in fretta, mi ha colta impreparata e ha definitivamente massacrato un piede che mi faceva male già dal sabato precedente. Risultato: il poco tempo che ho potuto dedicare al Fuorisalone, è stato funestato dal mio pessimo umore, a causa del dolore, e tutto mi è sembrato sotto tono, grigio e un pochino noioso. A differenza dell’anno scorso, in cui ho potuto vedere molti posti che non conoscevo, la settimana scorsa mi hanno entusiasmato poche cose. Eppure, se conto gli appuntamenti che non volevo perdermi, si supera abbondantemente il centinaio. La colpa è mia, che come al solito vorrei vedere troppe cose, andare in troppi posti, e poi invece devo fare i conti con il tempo e la fatica di girare da una parte all’altra della città. Da quando il Fuorisalone ha deciso di aprirsi sempre di più e di sparpagliare eventi e collezioni, prototipi e feste in molti quartieri milanesi, l’importante è non guardarsi indietro: tutto non si può vedere. La folla di curiosi, che non sono lì per lavoro, non vede l’ora che arrivi il weekend, per cui è sempre bene evitarla come la peste e, in quegli ultimi due giorni, concentrarsi su poche cose, che siamo più o meno sicuri ci lasceranno un bel ricordo dell’esperienza. Per chi può, è decisamente meglio fare due passi nei giorni feriali, con calma, senza stress.. Chi ama fare foto, so che mi capisce.
Comunque, ultimamente ho letto tanti di quei post anti-Fuorisalone che prendevano per i fondelli i progettisti, gli oggetti esposti e chi li andava a vedere, che vorrei fare una precisazione, a livello personale: il Fuorisalone per me è una festa, un modo diretto e spontaneo di toccare con mano il lavoro di tantissima gente, spesso alle prime armi, e di fare due chiacchiere con loro. Alcuni progetti non sono di mio gusto, li trovo incompleti o acerbi, poco utili o poco gradevoli esteticamente, ma non mi sognerei mai di far sentire un’incapace chi, bene o male, ha lavorato per produrre qualcosa e spera che ritrovarsi all’interno di una vetrina internazionale possa essere di stimolo alla sua carriera. Se qualcosa non mi piace vado oltre, non la fotografo, non mi fermo a parlare. Ogni anno cerco di concentrarmi più sui posti dove vengono esposti i progetti, che sui progetti stessi, perché molti palazzi o non sono accessibili o sono completamente diversi durante il resto dell’anno. La bellezza del Fuorisalone, per me, sta proprio nel tragitto, nei luoghi, nella gente (molti sono gli stranieri), nella novità e, ovviamente, negli oggetti che mi sono piaciuti. È l’esperienza in sé a essere bella, come un piccolo viaggio giornaliero che, combinazione, si tiene nella tua città e si conclude nel tuo letto. Molto diversa è l’esperienza al Salone del Mobile, dove centinaia di espositori mostrano collezioni nuove ad alto livello, ai professionisti che lavorano con il design. Quella è una fiera, molto bella, immensa, ma pur sempre al chiuso e in un contesto omogeneo.
Ci tenevo a dire due parole in merito perché non trovo giusto ridurre il tutto a un’orda di scrocconi con occhiali dalle montature spesse, che vanno lì per fare presenza senza capire cosa stanno guardando, mentre sedicenti designer producono pattumiera. Non è così, almeno, non per me.
Per questo primo post c’è una piccola parte di ciò che ho visto in Zona Tortona. Sono foto senza un filo logico, lo so, spero che le didascalie spieghino il perché mi hanno colpito..
Qui trovate il punto di vista di chi lavora nel design, sulla Fiera del Mobile. Mi sembra possa essere interessante, anche se breve: http://www.dezeen.com/2013/04/15/its-the-most-important-week-in-the-design-calendar/