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hidden treasures & short trips around the city

Architetture al Villaggio dei Giornalisti

Mi sento un po’ a disagio a scrivere questo post, perché ci tenevo molto che chi non è mai stato da queste parti scoprisse una zona così particolare di Milano, ma è anche vero che sono io la prima a non conoscerla abbastanza. Dopo aver aspettato settimane, cercato in ogni motore di ricerca sotto ogni voce vagamente riconducibile a quello di cui vorrei parlare, mi decido solo ora perché, scusate, ma non ce la facevo più. Ho rimandato altri post per questo, non ho tradotto in inglese nemmeno quelli già pubblicati, ho temporeggiato con delle cartoline, e non volevo che diventasse un tale problema ma, mettiamola così: se ne sapete più di me e avete voglia di raccontare, vi prego, fatelo. Quello che più mi disturba è il non essere sicura al 100% dei confini delle 3 zone principali: il Villaggio dei Giornalisti – la Maggiolina – il Quartiere Mirabello. Questi, infatti, sono vagamente fumosi, ed è stato necessario disegnare uno schema di base cercando di fare un po’ di chiarezza nella mia testa. Il risultato è che il Quartiere dei Giornalisti si trova nella porzione più a nord, la Maggiolina a sud, il Quartiere Mirabello e l’isolato dell’Istituto Fascista Autonomo Case popolari “Rodolfo Carabelli“, sono nel mezzo. Ora che guardo bene lo schema, mi accorgo di non esser stata alla Maggiolina durante la mia passeggiata, ma di essermi fermata a nord di viale Marche.. Gulp. Ci dovrò tornare.

La prima volta che sono stata da queste parti è stato almeno 2 anni fa, in seguito a un impulso all’Indiana Jones, che mi ha portato a prendere il TuttoCittà e a scegliere dove passare il sabato pomeriggio. Fortuna vuole che sono capitata dalle parti di viale Zara pensando di dirigermi verso il Parco Nord, ma no, sono scesa prima perché mi sono ricordata di aver letto da qualche parte di certe case di una forma poco usuale: delle semisfere, degli igloo, delle zucche, dei funghi. I veri e propri funghi, in realtà, non ci sono più e quando vedrete le foto trovate in internet, vi dispiacerà molto saperlo, perché erano di una tenerezza infinita. Quello che rimane però è una serie di bellissime villette d’epoca, palazzine basse, strade tranquille, marciapiedi deserti, silenzio assoluto e un po’ di confusione nella testa se non avete senso dell’orientamento.

Ma andiamo per ordine: un po’ di storia.

Il Villaggio dei Giornalisti – Realizzato da una cooperativa tra il 1909 e il 1912 nell’allora Comune di Greco (inglobato nella cerchia cittadina solo nel 1923), è un quartiere esclusivamente residenziale nella periferia nord-est della città. Nel maggio 1911 il redattore de Il Secolo, Mario Cerati, scrisse un editoriale che sosteneva la mancanza di alloggi e di case popolari da destinarsi alla piccola e media borghesia milanese, al contrario di quanto era stato fatto per le classi operaie, grazie alla legge del 1908 (nascita dell’Istituto per le Case Economiche e Popolari), che invece avevano beneficiato della loro assegnazione. La cooperativa che si creò per edificare le nuove residenze nel comune di Greco fu composta principalmente da giornalisti (ma anche da letterati, artisti, professionisti e industriali) e fu così che il quartiere ne prese il nome. Incastonato fra la ferrovia che da Milano portava a Monza, quello che sarebbe divenuto Viale Zara, a ovest, e viale Marche, a sud, in un tempo in cui il Seveso non era ancora stato coperto e in cui la campagna separava la città dai piccoli comuni limitrofi, è oggi un tranquillo quartiere residenziale circondato dal traffico.

Le villette e i complessi di 3-4 piani che sono stati costruiti nel corso degli anni, sono comunque immersi nel verde e in un silenzio dovuto alla mancanza di servizi commerciali e di uffici. Se molte palazzine sono di gusto borghese e sembrano quasi delle residenze estive al mare, altre costruzioni sono ben più.. insolite. L’architetto Mario Cavallè realizzò due case ispirate alla forma dell’amanita muscaria, un fungo con tanto di gambo e di cappello. Purtroppo furono demolite nel Dopoguerra e oggi non ne rimane traccia se non in pochissime foto che, per fortuna, è facile recuperare in internet. Esistono ancora, invece, otto delle dodici case zucca (o igloo), costruite sempre da Cavallè, nel 1946. Le trovate in via Lepanto, a ridosso della ferrovia, e non potrete non notarle. Fino a qualche anno fa una di loro era dipinta interamente di un rosso acceso con i pois bianchi, forse in onore ai demoliti funghi; oggi però è stata uniformata alle altre piccole zucche perché l’ho trovata ricoperta di tegole. Un po’ sacrificate dagli edifici degli anni ’60 costruiti attorno, sono belle da vedere dal satellite e, con una visione laterale ma rialzata, dal ponticello pedonale sopra alla ferrovia, a cui si accede da via Lepanto.

Altra meta, soprattutto per gli amanti della storia dell’architettura, è la casa-palafitta, residenza dell’architetto Figini e della sua famiglia, che trovate lì dietro, in via Perrone di San Martino. Edificata nel 1933-34 rompe decisamente con le villette d’epoca della zona, con la sua pianta libera, i pilotis, la terrazza giardino, le finestre a nastro (tutto di ispirazione lecorbusiana), a rappresentare l’ultimo piano di un grattacielo, cosa che, forse per le dimensioni ridotte e gli alberi che ne impediscono una visuale ottimale, non viene percepita chiaramente. Certo, all’epoca della costruzione la villa era circondata da campi e ben si potevano apprezzare il gioco di vuoti e pieni, le geometrie razionali, l’intonaco bianco, gli esili pilastri su cui si ergeva. Oggi li rivediamo solo nelle foto dell’epoca, ma cara grazia che la casa è ancora lì a parlare della storia del quartiere e di Figini! A proposito del verde che circonda la villa, l’Arch. Figini scriveva “Io ho lasciato (o meglio ho voluto) che la natura sopraffacesse la mia architettura. Ma questa io non la chiamo sopraffazione, bensì affettuosa sopraffazione o, meglio, affettuoso abbraccio“, da Abitare, n.167, sett. 1978. Il rapporto fra natura e architettura, per chi volesse approfondire, è documentato nel volume “L’elemento verde e l’abitazione“, scritto da Figini nel 1950 e da poco in libreria come ristampa anastatica.

Il Quartiere Mirabello – Nato a ridosso della quattrocentesca Villa Mirabello, vanta delle bellissime villette d’epoca a due piani con giardino, nate negli anni ’10 del ‘900 a opera della società Quartiere Giardino Mirabello. Valgono sicuramente la pena di una visita, tanto sono belle. Inoltre, lì vicino, all’altezza della rotonda della chiesa di Sant’Angela Merici (a opera dell’architetto Mario Baciocchi, nel 1959) troverete anche un isolato costituito da residenze volute dall’Istituto Fascista Autonomo case Popolari, chiamato “Rodolfo Carabelli”. Particolarissime perché totalmente diverse e distinguibili facilmente dalle villette circostanti, sono quelle costruzioni rosa tardi anni ’30 che tanto mi ricordano le architetture che si vedono, per gli amanti del genere, negli episodi di Poirot, interpretato dal bravissimo David Suchet (sì, scusate la digressione..).

La Maggiolina – Il nome deriva dalla Cascina Maggiolina, proprietà di una famiglia di setaioli di Firenze, che si trovava in prossimità del Seveso, all’altezza dell’odierna via della Maggiolina, che ne ha preso il nome. Demolita negli anni Venti, al termine della guerra fu riportata alla memoria da un ristorante, il Gallo d’Oro di via Torielli Vollier 28, anche lui in seguito demolito. Per chi non conosce la zona, come me, è davvero difficile capire quale sia la Maggiolina quando si parla sia di una via a ridosso della ferrovia (via Torrielli Vollier) che diuna appena sotto piazza Carbonari (mi riferisco a via della Maggiolina). Quello che mi è chiaro, è che i quartieri di questa incantevole zona sono così mischiati fra loro da renderli praticamente indistinguibili gli uni dagli altri.

Rinnovo l’invito a chiunque abbia delle informazioni più precise da aggiungere, di scrivere liberamente nei commenti tutti gli aneddoti, i ricordi, le curiosità e i consigli che gli possono venire in mente. Nel frattempo, se volete raggiungere la zona e fare un sopralluogo in autonomia, vi direi di prendere la metro fino a Zara e poi il tram 31 (P.le Lagosta – Cinisello Balsamo) fino alla fermata di via Laurana. Da lì, andate a piedi e perdetevi fra le case che più vi piacciono, invidiate un po’ chi vive in una villetta in città e cercate di immaginare una Milano immersa nei campi, senza auto, con la nebbia e il suo odore umido, in un pomeriggio di sabato.

copyright Mart e Archivio Figini, AAF Milano

copyright Mart

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copyright Mart, Csac e Archivio Figini, AAF Milano

copyright Mart, Csac e Archivio Figini, AAF Milano

copyright Mart, Csac e Archivio Figini, AAF Milano

copyright Mart e Archivio Figini, AAF Milano

copyright Mart e Archivio Figini, AAF Milano

copyright Mart e Archivio Figini, AAF Milano

copyright Mart e Archivio Figini, AAF Milano

Vi ricordate la cartolina di qualche tempo fa? Il cancello romantico è in questa zona e qui ve lo faccio vedere un po’ meglio.. non è bellissimo?

Ah, dimenticavo! Questo è lo schemino che mi sono fatta con le informazioni trovate.. qualcuno mi sa dire se va bene?

10 commenti su “Architetture al Villaggio dei Giornalisti

  1. luceinombra
    1 novembre 2012

    bellissimo articolo! complimenti 🙂

    • lovelymilano
      1 novembre 2012

      Grazie mille 🙂 Tornerò per vedere la Maggiolina e per aggiungere magari qualche informazione, ma prima devo passare in libreria!

      • luceinombra
        1 novembre 2012

        bè magari fatti sentire! potremmo fare qualche foto insieme! 🙂

      • lovelymilano
        1 novembre 2012

        che bello! Va bene, allora ti faccio sapere quando vado (di sicuro un sabato col bel tempo)

  2. Geneviève à Paris
    1 novembre 2012

    Ottimo lavoro! Un vero e proprio reportage su una zona di Milano davvero poco conosciuta. Brava!

  3. Marco
    17 settembre 2013

    Cavoli ! Hai fotografato tutte le case (anche quella orrenda che non c’è più e che è stata sostituita da una ancora più orrenda) tranne la mia : la più bella…

    • lovelymilano
      17 settembre 2013

      Oh, mi dispiace.. Si vede che ero proprio stanca, per non averla vista. Ce n’erano tante belle, ma a un certo punto mi si sono scaricate le batterie!

  4. Marco
    21 marzo 2014

    Quando ci vuoi riprovare scrivimi, posso farti vedere la casa che fu del primo direttore del corriere dei piccoli: Silvio Spaventa Filippi, e altro materiale sul Villaggio dalla monografia : “Il villaggio dei giornalisti e altri villaggi di casette” di Maurizio Grandi. La mia invece è stata la casa del giornalista e saggista Gianfranco Venè.

    • lovelymilano
      24 marzo 2014

      Grazie mille, mi piacerebbe davvero molto. Magari adesso che inizia la bella stagione, pioggia permettendo, un sabato potrei tornare dalle tue parti.
      Intanto mi sono segnata la monografia di Grandi. A presto!

      ps: se sei su Instagram e hai fatto qualche foto, scrivimi 🙂

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